Shoah
Shoah
Il termine Shoah indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio attuato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute “indesiderabili”, che causò 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 6 milioni di ebrei, di entrambi i sessi e di tutte le età.
La parola “Olocausto” deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, “bruciato interamente”), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, “tutto intero”) e καίω (kàiō, “brucio”) ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo. L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah (in lingua ebraica “catastrofe”, “distruzione”) che ha trovato ragioni storico-politiche nel diffuso antisemitismo secolare.
L’uso del termine Olocausto viene anche esteso a tutte le persone, gruppi etnici e religiosi ritenuti “indesiderabili” dalla dottrina nazista, e di cui il Terzo Reich aveva previsto e perseguito il totale annientamento, poiché avvenuto nel medesimo evento storico: essi potevano comprendere popolazioni delle regioni orientali europee occupate, ritenute “inferiori”, e includere prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, nazioni, gruppi etnici, gruppi religiosi, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap.
L’eliminazione di due terzi degli ebrei d’Europa venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e culminò dal 1941 con lo sterminio fisico sul territorio da parte di reparti speciali, e nei campi di sterminio. L’annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista. Tuttavia, l’idea della “unicità della Shoah” in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altro evento è assai discussa tra gli storici.
Lo storico dell’Olocausto Raul Hilberg ha descritto il meccanismo dello sterminio evidenziandone il carattere di complesso amministrativo gestito in cooperazione attiva ed efficace dai quattro centri di potere della Germania nazista: la burocrazia ministeriale, la Wehrmacht, l’amministrazione economica e l’apparato del Partito nazista. Secondo Hilberg ognuno di queste quattro strutture burocratiche eseguì compiti fondamentali in tutte le fasi del processo di distruzione. I funzionari civili definirono il concetto legale di “ebreo”, organizzarono espropriazione e concentramento, negoziarono con gli stati esteri, organizzarono il trasporto ferroviario delle vittime, diressero le varie polizie. La Wehrmacht controllava i territori occupati, collaborò al concentramento e all’annientamento in modo attivo, prese parte alle misure di deportazione. L’amministrazione economica ebbe un ruolo centrale nelle espropriazioni, nel lavoro schiavistico e nelle procedure tecniche dei campi di sterminio; infine il Partito nazista spinse per una continua radicalizzazione, e, con l’apparato delle SS, in collegamento con le polizie civili, gestì concretamente le operazioni di annientamento.
Hilberg inoltre evidenzia le rispettive caratteristiche amministrative delle quattro strutture burocratiche che concorsero a caratterizzare il processo di distruzione degli ebrei d’Europa: i burocrati ministeriali introdussero nel meccanismo la loro precisione, diligenza e capacità organizzativa; i militari infusero disciplina, meticolosità e imperturbabilità militare; l’apparato economico concorse con la sua accurata contabilità, la sua ricerca dell’economicità e con lo sviluppo delle tecniche delle “fabbriche della morte”. Il Partito e le SS immisero nella macchina del genocidio la loro carica ideologica, la loro aberrante convinzione millenaristica e la loro impronta di fanatismo.
Le eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni, all’avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka, all’uso dello Zyklon-B di Majdanek e Auschwitz; speciali autocarri con dispositivi di immissione di gas che utilizzavano monossido di carbonio vennero usati nel campo di sterminio di Chelmno.
Adolf Hitler scrisse nel suo testamento finale prima di suicidarsi il 30 aprile 1945 che i “criminali ebrei” avevano “scontato” il loro “errore” in “modo umano”; l’assurdo concetto di “umanità” accoppiato al processo di distruzione di milioni di ebrei d’Europa si riferiva alle procedure adottate, non per alleviare le vittime ma per rendere più agevoli i compiti degli esecutori. In effetti vennero dispiegati notevoli sforzi da parte dell’apparato di distruzione per evitare eccessi di brutalità ed esplosioni di violenza incontrollata, per alleviare il carico psicologico sul personale addetto allo sterminio. Fungevano anche a questo scopo l’adozione di metodi “scientifici” come gli autocarri e le camere a gas, l’impiego di ausiliari ucraini e baltici per gli incarichi più crudeli, l’utilizzo degli stessi ebrei per l’attività più macabre nei campi di sterminio come il prelevamento, il sotterramento e l’incenerimento dei cadaveri.
Nella storiografia si è imposta una suddivisione che considera da una parte i campi di concentramento adibiti a campi di lavoro, campi per donne, campi per giovani e campi di transito, e dall’altra i campi di sterminio, il cui scopo principale – se non unico – era quello di sterminare gli internati.
I campi di concentramento per gli “indesiderabili” erano disseminati in tutta l’Europa, con nuovi campi creati vicino ai centri con un’alta densità di popolazione “indesiderata”: ebrei, comunisti e gruppi rom. La maggior parte dei campi di concentramento era situata nei confini del Reich. Anche molti prigionieri dei campi di concentramento – benché questi ultimi non fossero stati costruiti col compito precipuo dello sterminio – morirono a causa delle terribili condizioni di vita o a causa di esperimenti condotti su di loro da parte dei medici dei campi. Alcuni campi, come quello di Auschwitz-Birkenau, combinavano il lavoro schiavistico con lo sterminio sistematico.
La macchina della distruzione raggiunse il suo punto culminante in sei campi di sterminio situati in Polonia su cui convergevano migliaia di trasporti ferroviari provenienti da tutta Europa; furono trasportati e uccisi in questi campi circa 3 milioni di ebrei. Oltre al campo di Auschwitz-Birkenau, attualmente sono considerati campi di sterminio o campi di concentramento e sterminio i campi di Bełżec, Sobibór, Treblinka, Chełmno, Majdanek. Questi centri senza precedenti nella storia dell’umanità erano costituiti da due elementi distinti: il campo propriamente detto e le installazioni per lo sterminio all’interno del campo; i “campi di distruzione” funzionavano con efficienza nel loro compito di uccidere individui; i risultati vennero raggiunti mediante un’accurata pianificazione, con il concorso di numerosi specialisti e con metodi simili a quelli di una moderna fabbrica.
Samuele Morreale 3 A