“Il femminicidio” di Beatrice Maria Sola 1-A
Il femminicidio
Quando parliamo di femminicidio tocchiamo un tasto dolente, basta pensare che nel 2017, solo in Italia, sono state uccise 120 donne e nel primo semestre del 2018 questo dato è aumentato del 30%.
Quando usiamo il termine femminicidio non è riferito alla morte casuale di una donna, per esempio durante una rapina, in mezzo alla strada, in un incidente o cose simili, ma ci riferiamo a delle donne che prima di essere uccise sono state maltrattate, umiliate, calpestate e lese nella loro dignità.
Ogni giorno, quando accendiamo la televisione e vediamo il telegiornale, restiamo increduli e lacerati in quello che vediamo: donne che vengono ritrovate morte, bruciate, torturate, violentate, e con i segni evidenti delle bestialità subite dal loro aguzzino, buttate come spazzatura nei cassonetti dell’immondizia senza nessuna utilità.
A cosa serve se tante donne denunciano, dopo ripetute violenze fisiche e psicologiche se poi non sono protette? Perché dobbiamo arrivare alle morti violente affinché qualcuno si metta in movimento?
C’é da mettere in evidenza che questo fenomeno è da sempre esistito, solo che era radicato il tabù di non parlarne; le donne giustificavano il loro maltrattatore perché, il più delle volte (come adesso), era un loro caro e quindi la donna era cresciuta nella mentalità che gli schiaffi e alcuni maltrattamenti e comportamenti erano legati al carattere burbero del suo compagno e le sembrava una cosa normale vivere in quelle condizioni e si ritrovava a discolpare il suo aggressore e a far ricadere tutte le colpe su di sé, sentendosi frustrata e inadeguata. Spesso, era in guerra con sé stessa perché doveva combattere con la ragione che gli diceva di reagire mentre il sentimento la frenava.
A scuola, in questi giorni, abbiamo aperto un dibattito tra noi alunni e sono venute fuori diverse opinioni (da prendere con le pinze perché espresse da ragazzi che vivono in un ambiente familiare sano).
Noi abbiamo tentato di trovare una ragione per la quale un essere umano si comporta in modo cosi irrazionale. C’era chi diceva che un uomo si comporta cosi per paura di perdere la sua supremazia sulla donna, per gelosia, per sua bassa autostima, per un carattere possessivo o per ignoranza. Poi il discorso si è spostato sull’effetto che certe notizie provocano agli spettatori e qui sono venute a galla opinioni discordanti. C’era chi pensava che certe notizie possono scioccare e quindi fare vedere solo degli stralci delle storie, in modo da non turbare nessuno; chi diceva, invece, di far venire alla ribalta queste storie, in modo che possa passare il messaggio che taluni atti, che in un primo momento possono sembrare innocui, portano poi a drammi inauditi: un atteggiamento aggressivo, uno schiaffo, rimproveri, limiti alla nostra libertà, che possono solamente portare all’annientamento della persona, a cominciare dai bambini e dai disabili alle donne. Tra di noi, c’erano anche ragazzi che dicevano di rispettare la donna e che, in mezzo a tutte queste brutture, ci sono persone che nella normalità della vita quotidiana trattano la donna in modo civile, rispettoso e con amore, come è giusto che sia.
Da un po’ di anni molte persone, sia in pubblico che in privato, stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica con messaggi e video che mettono in evidenza questa terribile macchia sociale; noi non dobbiamo dimenticare questo marciume che si osserva 365 giorni all’anno e non dobbiamo pensare a questo problema che affligge moltissime donne solamente l’8 marzo e il 25 novembre, ma bisogna fare una guerra continua al femminicidio e intraprendere una lotta a piccoli passi ma incessanti.
Anche qui a Mussomeli, in piazza Umberto, il 25 novembre è stata inaugurata una panchina rossa, in ricordo di tutte le donne uccise e violentate.
Mi ha fatto molto piacere, qualche giorno fa, di vedere una parte del film “La vita è bella” di Roberto Benigni, dove il protagonista principale, nonostante le atrocità della guerra, con molta sensibilità si preoccupava della moglie e affrontava innumerevoli pericoli, avvertendo la sua donna che lui e il suo bambino erano salvi.
La donna e l’uomo sono stati creati uguali, seppur con peculiarità diverse; la donna è una compagna per l’uomo e il suo intento non è assolutamente di prevaricarlo né di privarlo di alcunché ma di stargli accanto per condividerne gioie e avversità, in un clima di amore e di complicità.
Beatrice Maria Sola 1 A
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