Progetto “Scuola Amica 2019” di Sara Spoto e Maria Sofia Mancuso
Progetto Scuola Amica 2019
Sara Spoto 3 A
Le nostre città, i nostri paesi e le diverse nazioni si stanno riempiendo di persone provenienti da tutto il mondo: africani, asiatici, cinesi, eccetera. A volte, anche spesso, svolgono i lavori più umili e vengono sfruttati e considerati come esseri inferiori.
Nella mia classe ci sono due compagni provenienti da due Paesi diversi; uno dalla Colombia, l’altro dal Marocco.
Sin dalla prima elementare, questi miei due compagni sono stati accolti benevolmente da tutti. Io mi sono trovata benissimo e, difatti, abbiamo subito instaurato un bellissimo rapporto d’amicizia. Per essere amici non bisogna guardare il colore della pelle, il modo di pensare, il colore dei capelli o degli occhi, gli usi, i costumi o la religione che praticano gli altri perché l’amicizia si fonda principalmente sul rispetto, sull’affetto e sulla tolleranza reciproca.
Parlando con loro abbiamo scambiato le nostre idee sugli usi e costumi delle nostre culture; della religione musulmana ho appreso tutti gli aspetti (negativi e positivi) relativi alla loro cultura, alla loro religione, al lavoro, alla condizione sociale e al ruolo, talvolta, marginale delle donne.
Invece, parlando con il mio compagno colombiano ho scoperto che abbiamo molte cose in comune e che le nostre società sono culturalmente simili.
Nella nostra società spesso avvengono degli episodi di razzismo perché non c’è integrazione di culture e idee. Questa situazione è influenzata dal fatto che la gente è piena di pregiudizi nei confronti degli stranieri.
Il nostro impegno civile e sociale è quello di accoglierli e aiutarli facendo così prevalere l’amore e la pace fra tutti i popoli e in tutto il mondo.
Se hai un compagno di classe proveniente da un Paese straniero, spiega com’è il tuo rapporto con lui.
Sono una studentessa e frequento la terza media di un piccolo paese della Sicilia. Sin dalla prima elementare, ovvero da circa otto anni nella mia scuola, ho un compagno nato in Italia ma proveniente da una famiglia musulmana di origine marocchina. Lui, sin dall’inizio, si è integrato benissimo all’interno della nostra classe e nessuno dei nostri compagni gli ha mai mancato di rispetto ma, al contrario, il fatto che lui provenisse da lontano ha sempre suscitato in noi tanta curiosità e tanto desiderio di saperne di più sulle sue abitudini, sui modi di fare della sua famiglia e su tutte le
tradizioni che riguardavano la loro cultura, la loro lingua e la loro religione. Molto pazientemente, e contento del nostro interesse nei suoi confronti, ha risposto sempre a tutte le nostre dom
ande, divulgando tutti i valori e le tradizioni della sua cultura e spiegandoci anche qualcosa della sua religione come, ad esempio, i divieti e le norme che devono rispettare i musulmani ma, soprattutto, informandoci che loro, per rispettare la loro cultura, non possono mangiare tutto ciò che noi occidentali possiamo gustare o che devono vestirsi in modo diverso da noi.
Grazie a queste informazioni, che lui ci ha dato, abbiamo potuto comprendere meglio i suoi modi di fare, come ad esempio quello di non mangiare nelle ore diurne per un certo periodo di tempo all’anno che per loro è il Ramadan (un precetto della loro religione) o quello di non mangiare la carne di maiale perché per la loro religione il suino è sacro; noi rispettiamo le sue idee.
Anche lui ha spesso mostrato parecchio interesse per le nostre tradizioni, la nostra cultura o per la nostra religione e anche noi gli abbiamo spiegato, a poco a poco, tutto.
In tutti questi anni trascorsi insieme ci siamo sempre rispettati l’un l’altro e abbiamo ampliato le nostre conoscenze attraverso questi scambi di informazioni sulle rispettive culture.
Sono contenta di avere questo compagno di origine straniera perché mi ha permesso di capire che al mondo ci sono tante belle diversità e che non bisogna mai giudicare qualcuno senza conoscerlo, ma soprattutto non bisogna mai discriminare o escludere nessuno perché sarebbe veramente ingiusto.
Maria Sofia Mancuso 3 A