“Il Rabato abbraccia il mondo” – Insieme si può!, di Yebrail e Yeider Raimondi II-A di Sutera
“Il Rabato abbraccia il mondo” – Insieme si può!
“Il Rabato abbraccia il mondo” è il titolo, estremamente significativo, dato ad un’iniziativa nata alcuni anni fa a Sutera, piccolo borgo del nisseno dove noi abitiamo. Si tratta di un “festival dell’accoglienza, delle culture e degli incontri” che ogni anno, in estate, si svolge nel quartiere arabo del paese: il “Rabato”.
L’iniziativa in questione è promossa dal Comune in collaborazione con l’associazione “I Girasoli onlus”, gestore del progetto d’accoglienza della rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), presente sul territorio di Sutera, e con l’associazione culturale Kamicos, che da svariati anni organizza il Presepe Vivente nel quartiere in questione.
Nei giorni prestabiliti, di anno in anno, l’antico quartiere, ormai quasi del tutto disabitato, si rianima e si arricchisce di voci e di colori, grazie al fiorire di spettacoli e performances artistiche di vario genere. Non mancano le degustazioni culinarie di piatti, come il Cous cous, appartenenti alle tradizioni dei Paesi da cui provengono i rifugiati presenti nel nostro centro. Estremamente interessanti e graditi i laboratori di cucina multiculturale che costituiscono un prezioso momento di incontro e di “conoscenza”, un’occasione unica di superamento delle barriere e dei pregiudizi che, purtroppo, ancora oggi spesso albergano in molte persone.
Vengono anche organizzati eventi collaterali come suggestive proiezioni, estemporanee d’arte e concerti, che fanno da richiamo soprattutto per tanti giovani, i quali hanno così l’occasione di trovarsi fianco a fianco con coetanei di culture diverse e magari scoprire che in realtà il “diverso” non è poi così lontano da noi. Molto partecipati, infine, i laboratori di riqualificazione del territorio, che si propongono di valorizzare angoli del paese piuttosto dimenticati o di riscoprire preziose tecniche di lavorazione tradizionale come la costruzione dei muri in gesso “a secco” cioè senza l’uso della malta.
Ultimato il festival, ogni anno il Rabato torna alla sua tranquillità ma noi ci auguriamo che i momenti ricreativi appena vissuti non rimangano dei fatti isolati e circoscritti ma possano dare i loro frutti. Speriamo, infatti, che da questi frutti possa scaturire l’abitudine a considerare l’accoglienza e l’integrazione un abito da indossare tutti i giorni e non solo nei momenti di festa! Solo così potremo veramente contribuire alla costruzione di un mondo migliore!
Yebrail e Yeider Raimondi 2a A di Sutera
Istituto Comprensivo Statale “Paolo Emiliani Giudici”